Recitazione (2012)

La teatro-terapia ha origini antichissime e si fonda sulla natura stessa del teatro che ci può aiutare a riflettere sul nostro mondo interiore e in cui la memoria degli oggetti, i vissuti emotivi e la possibilità di auto-osservazione attraverso la rappresentazione e il controllo dell’espressività corporea, ripropongono una sintesi quasi perfetta di situazione terapeutica.

Il modello dello psicodramma, che ha trovato in Moreno e nella psicologia analitica junghiana la sua espressione più completa, rappresenta per molti versi un modello a sé stante in cui i presupposti di tipo teatrale sono adattati a una particolare situazione.

Quando si parla di teatro-terapia, il riferimento allo psicodramma di Moreno, potrebbe essere fuorviante perché lo psicodramma si fonda sostanzialmente su schemi psicoterapeutici nati nella coppia paziente-terapeuta. La situazione di gruppo è assai diversa da quella che si sperimenta in un gruppo teatrale, caratterizzato dall'operatività artistica. La differenza sostanziale tra psicodramma e teatro-terapia è che nelle proposte di teatro in funzione terapeutica l’elemento della rappresentazione artistica è ciò che dà coesione al gruppo. Nello psicodramma l’attore improvvisa spontaneamente una parte, spesso ispirata alla sua vita reale e ha come obiettivo una catarsi profonda. Nello psicodramma si arriva decisamente subito al nucleo della nevrosi o psicosi, mentre nella teatro-terapia la mediazione artistica permette un percorso più sfumato che non tende ad interpretare immediatamente i nodi conflittuali, ma mira a dare sostegno al paziente che torva nel gruppo e nella sua operatività un contenitore per le sue angosce. È il paziente che decide quando è il momento di affrontare il conflitto, attraverso il suo corpo, la sua voce, il suo movimento e ad esprimerlo in modalità artistica.

La rappresentazione in genere, così come per le arti-terapie, consente di manifestare elementi che possono non essere evidenti o che si presentano nel vissuto e nel racconto del cliente come confusi, poco chiari. Il cliente ha la possibilità di recuperare alcuni elementi della propria esperienza, perduti o dimenticati, e allo stesso tempo di sperimentare momenti che non ci sono stati, ma che rappresentano il cambiamento per il cliente. La messa in scena implica il lavoro di differenziazione, di definizione dell'ambiente, del contesto, dei personaggi e del particolare momento che si intende rappresentare, per dar vita ad una sequenza di scambi e di relazioni, di implicazioni, che definiscono il livello interpersonale.

Due elementi sono fondamentali. Il primo è legato al contenuto e all' organizzazione del setting: i temi, le motivazioni, le informazioni costituiscono questo primo punto. Il secondo aspetto da considerare è legato al rapporto, alla relazione, alla vicinanza o lontananza e alla possibile frammentazione della persona in relazione al contenuto della rappresentazione. Queste due dimensioni, sono legate tra loro dal processo, che diventa l'elemento meta della rappresentazione. Prendiamo in considerazione la possibilità che la rappresentazione sia relativa ad una verità intrapsichica, facendo in modo che il cliente possa sperimentarsi il più possibile nella sua realtà inte­riore. Nella ri-attualizzazione del proprio copione relazionale, la rappresentazione, la drammatizzazione o il role-playing consentono di sperimentare, evidenziandole, le dinamiche più critiche che il soggetto utilizza nella sua vita.

Sembra che l'efficacia nella possibilità di sperimentare il cambiamento, attraverso modalità di rappresentazione o giochi di ruo­lo, sia da attribuire al fatto che le persone si sentono generalmen­te più libere di agire e sperimentare cambiamenti. Spazio e tempo sono gli elementi che caratterizzano la rappre­sentazione, assieme a parti dinamiche, la loro organicità e disor­ganicità. Questi elementi possono indicare la profondità, la frammentazione, la chiusura o l'apertura verso il cambiamento. La stessa scelta del linguaggio analogico, più arcaico e legato all'emisfero destro, consente alla rappresentazione di diventare una sorta di mondo parallelo in cui il contenuto è sostituito dal processo, rappresentando apparentemente una realtà distinta da quella reale in cui è possibile ed auspicabile il cambiamento, ma che proprio in essa trova il proprio elemento vitale: il vissuto emozionale e psicologico dell' attore principale.

Attraverso un’accurata scelta della scena da rappresentare, dei personaggi da inserire, del tempo e dello spazio come elementi che la determinano nella esperienza del cliente, è possibile facili­tare e stimolare un processo di rispecchiamento in cui il cliente di­venta consapevole di ciò che sta sperimentando e di ciò che sta vi­vendo. Nel continuo scambio con il terapeuta questi passaggi con­sentono di facilitare e rendere più rapido il cambiamento. Nel contesto dello psicodramma e della drammatizzazione del vissuto non ci sono regole che limitano le possibilità di cambia­mento.

Se inizialmente la rappresentazione parte dalla documentazio­ne di un evento e di un vissuto, non è detto che sia necessario tro­vare alternative radicate nella realtà, o per lo meno non è neces­sario che questo accada subito. Può essere utile al cliente speri­mentare soluzioni ideali che lo soddisfino pienamente permetten­do alle sue fantasie di assoluto benessere di essere espresse libe­ramente. In un secondo momento, per pro­muovere cambiamenti concreti nella realtà che egli vive quotidia­namente, è possibile utilizzare alcune fantasie per trasformarle in possibilità concrete, trovando una auspicabile e soddisfacente me­diazione tra il reale e l'ideale.

Il cliente, dunque, è sostenuto nel processo terapeutico per po­ter sperimentare la possibilità di un cambiamento, creando una realtà altra, più efficace e di maggior benessere. Affinché questo sia possibile e che soprattutto abbia un senso per il cliente, è necessario che il cliente possa sperimentare il giu­sto grado di intensità emozionale che gli consenta di intravedere o iniziare a sperimentare il cambiamento. Questo implica che il cliente, con il sostegno del terapeuta, possa creare correlazioni significative tra eventi del passato legati ad emozio­ni poco chiare e confuse, o inconsapevoli, e meccanismi di difesa che nel tempo sono diventati elementi fondamentali per la sua so­pravvivenza, che in qualche modo hanno determinato una moda­lità relazionale, un copione, ed il vissuto di disagio e difficoltà che ha portato il cliente chiedere un aiuto specialistico.

In una realtà "come se" egli può sperimentare e rivivere, attraverso la drammatizzazione, passaggi antichi e può sperimentare nuovamente, in modo immediato e in un tempo attuale, eventi che nel "qui ed ora" hanno nuovamente luogo e che possono essere sperimentati con nuove emozioni. In que­sto modo il cliente sperimenta qualche nuova modalità rappresen­tando anche parti nuove del Se.

   

a cura di Giovanni Conte

(Settembre, 2012)

 

 

Fonti

  1. Roberto Caterina, Che cosa sono le arti terapie, Carrocci, Roma 2008