Pittura (2012)

Lo spazio preferito in cui si svolgono le sedute di arte-terapia nel campo dell’arte visiva è l’atelier terapeutico. In linea generale dovrebbe essere un posto tranquillo, luminoso con grandi tavoli e armadi. Sono presenti carta e cartoncini, colori, tele, pennarelli, matite, carboncini, colla, forbici, nastri adesivi, creta, vetro, etc.

Le sedute, individuali o di gruppo, sono organizzate secondo diverse modalità temporali e direttive a seconda dei clienti e del progetto e della modalità di intervento.

I materiali e le tecniche utilizzate per determinati elaborati possono essere molteplici e i disegni possono essere liberi o possono seguire un tema suggerito dal terapeuta. I temi in genere si riferiscono ad esperienze quotidiane, come viaggi, traslochi, oppure percorsi mentali in cui si chiede al paziente di immaginare di andare in un certo luogo, di soffermarsi in una determinata stanza dove ci sono degli specifici oggetti e di provare a disegnarli. A sua volta il terapeuta può intervenire sugli elaborati producendo altri disegni: le modalità d’intervento sono molteplici e rispecchiano l’orientamento del terapeuta e del gruppo di clienti.

Bisogna porre attenzione affinché la situazione terapeutica venga rispettata e l’intervento non sia una semplice animazione. Le difficoltà tecniche relative alla realizzazione di un prodotto figurativo sono alla base di una attività cognitiva coordinata che permette al paziente, con l’aiuto del terapeuta, di costruire relazioni simboliche e uno spazio mentale in cui i problemi possano essere elaborati e non semplicemente “scaricati” attraverso i sintomi o altri atti comportamentali. Quest’aspetto dell’elaborazione emotiva richiede molta pratica clinica da parte del terapeuta.

L’analisi del disegno dei pazienti ha interessato molti studiosi sia per gli aspetti contenutistici, sia ancor più per quelli formali: esiste una vera e propria grammatica del disegno ovvero un insieme di regole interpretative che fanno parte dell’intervento di arte-terapia nella misura in cui si basano su osservazioni costanti, forniscono al terapeuta indicazioni preziose che possono poi essere utilizzate per stabilire un dialogo con il paziente. Ad esempio la scelta di utilizzare il foglio in orizzontale o in verticale implica una maggiore o minore utilizzazione dello spazio e può corrispondere a vissuti interni diversi più vicini alla normalità o alla patologia; il disegno entro i bordi ha anch'esso un significato psicologico importante quello cioè di restare all'interno del “contenitore” rappresentato dal foglio e può indicare una adeguata regolazione delle emozioni. Lo spazio in alto indica cose lontane, in alto a destra il futuro, lo spazio in basso cose da nascondere, da sotterrare.

A questo punto si può fare una differenza rispetto allo spazio di rappresentazione nel quadro. Si può parlare di doppia spazialità in pittura. Possiamo distinguere tra spazio simulato e topologia planare, dove il primo si riferisce a ciò che è rappresentato all'interno del quadro, al suo contenuto; mentre il secondo si riferisce alla superficie della tela, allo spazio extra pittorico.

La maggior parte dei modelli di lavoro oscilla tra due poli: quella della libertà espressiva e quello di seguire un percorso produttivo programmato per potere conseguire risultati più liberi, più creativi e meno ancorati alla situazione del disagio o malattia. Il disegno spontaneo, lo scarabocchio, può essere alla base di un intervento in cui il paziente, sotto la guida del terapeuta, disegna una forma e si impegna a modificarla nel corso delle sedute. Tracciare forme è una tecnica in cui il disegno e il rilassamento si integrano. Nei disegni si può osservare una forma che si allarga sempre di più in sintonia con l’acquisizione di sicurezza del paziente. L’obiettivo è quello di accompagnare il cliente verso una maggiore percezione di Se e del mondo, farlo diventare più consapevole e favorire l’integrazione con l’ambiente. Per citare un esempio si potrebbe parlare del lavoro fatto dallo psichiatra Walter Morgenthaler con il suo paziente Aldof Wölflin, oppure alla storia italiana di Carlo Zinelli e, tra gli altri, lo psichiatra Vittorino Andreoli.

Attraverso una serie di disegni fatti “senza pensare” si stimolerebbe la creatività dei pazienti e dopo circa tre settimane di continuo esercizio il disegno diventa più spontaneo, attraverso questa tecnica il cliente può allargare i confini del proprio Io e recuperare ricordi dimenticati.

Ovviamente nel settore dell’arte visiva può essere semplice sbizzarrirsi tra forme e colori tuttavia non bisogna dimenticare che occorre dare una risposta, non tanto alla tecnica, ma alla forma, a ciò di cui è referente tale forma, rispetto al vissuto del paziente/cliente.

 

 a cura di Giovanni Conte ( Settembre, 2012)

 (pubblicato su "counselingitalia.it")

 

Fonti

 

  1. L. Corrian e M. Valenti, Leggere l’opera d’arte, Esculapio s.r.l., Bologna 1991
  2. Walter Morgenthaler, Arte e follia in Adolf Wölflin, Alet, trad. Alessandra Pedrazzini, Padova 2007
  3. Vittorino Andreoli e Sergio Marinelli, CARLO tempere, collages, sculture 1957-1974, Marsilio
  4. Roberto Caterina, Che cosa sono le arti terapie, Carrocci, Roma 2008