Musica (2012)

L’uso della musicoterapia quale agente di lotta contro le malattie è vecchio quanto la musica stessa, i primi scritti sulla sua influenza sul corpo si fanno risalire ai medici egiziani datati intorno al 1500 a.c., i Greci utilizzarono la musica in modo ragionato e logico e svilupparono sensibilmente la sua applicazione nella prevenzione e la cura di malattie fisiche e mentali. Nei testi medievali, arabi ed ebraici si racconta di come si faceva ricorso ai musicisti per portare sollievo alle sofferenze dei malati in ospedale. Zoroastro raccomanda ai suoi allievi di iniziare e concludere la propria giornata con concerti perché il movimento dolce e misurato della musica avrebbe fatto sì che l’anima potesse raggiungere il silenzio in presenza di questa uniformità e questo equilibrio, necessari per le speculazioni pure. Nel 1500 troviamo un documento interessante relativo al pittore Van der Goes colpito da follia, furono fatti suonare diversi strumenti presso il malato coi quali si cercava di far espellere i fantasmi.

Proviamo a vedere la musica da due punti di vista: biologico e psicologico. Il talamo è il luogo in cui giungono le sensazioni e le emozioni che vi permarrebbero in modo non cosciente, ciò significa che per mezzo di un ritmo musicale, è possibile provocare una risposta automatica inconscia. A livello del talamo ci è possibile tamburellare la musica, seguirne il ritmo, ma è solo a livello corticale che possiamo apprezzare consapevolmente una musica. Facendo una sintesi sulle ricerche sugli effetti biologici del suono e della musica nell'essere umano possiamo dire che: il ritmo accresce o diminuisce l’energia muscolare; la respirazione si accelera o la sua regolarità si altera; si registra un effetto notevole sulla pressione sanguigna e sulla funzione endocrina; si tende a tardare la fatica e di conseguenza aumenta la resistenza muscolare; si registra un aumento dell’attività volontaria (scrivere o disegnare ad esempio); si possono provocare mutamenti nei tracciati elettrici dell’organismo; si possono provocare mutamenti nel metabolismo e nella biosintesi dei processi enzimatici.

Il punto vista psicologico è altrettanto importante e sta alla base della musicoterapia (ricordiamo che la psicoanalisi molto raramente si è occupata di musica come oggetto della propria ricerca). La musica non rappresenta in sé gli oggetti del mondo esterno come fa la maggior parte delle altre arti (la pittura ne è un esempio), e proprio questi “oggetti” e i loro mutui rapporti costituiscono tema di interesse per la psicoanalisi. Quali sono i principi della musicoterapia? La musicoterapia come metodologia e tecnica d’applicazione clinica si basa su due principi: il principio dell’ISO e il principio dell’oggetto intermediario.

ISO vuol dire uguale e sintetizza la nozione di esistenza di un suono o di un insieme di suoni o di fenomeni sonori interni che ci caratterizzano e ci individualizzano. Si tratta di un fenomeno sonoro e di movimento interno che riassume i nostri archetipi sonori. Il nostro vissuto sonoro intra-uterino, il nostro vissuto sonoro della nascita, dell’infanzia fino alla nostra attuale età.

L’archetipo è il contenuto dell’inconscio collettivo. Carl Gustav Jung basandosi sulla teoria di Freud rispetto alla presenza di un inconscio personale, dove viene depositato tutto ciò che è rimosso o dimenticato, aggiunge che, questo “tipo” di inconscio (che può essere chiamato individuale) poggia su un altro inconscio più profondo e di natura collettiva, quindi uguale per tutti. I contenuti dell’i. personale costituiscono appunto l’intimità personale della vita psichica, mentre i contenuti dell’inconscio collettivo sono gli archetipi.

Possiamo distinguere tra ISO gestaltico, ISO complementare, ISO gruppale e ISO universale. Per l’ISO gestaltico bisogna intendere il termine Gestalt cosi come è stato formulato da Wertheimer “la psicologia della gestalt evidenzia la necessità di riportarsi alla percezione originaria, all'esperienza immediata, non alterata da un’ipotesi preconcetta, che deforma la realtà del fenomeno osservato”. Questo ISO caratterizza l’individuo. Comincia ad esistere già nella vita pre-natale, e vi appartengono i rumori intestinali, il sussurro della voce materna, i suoni esterni, il flusso sanguigno, etc.

L’ISO complementare è un insieme di piccole modifiche che si attuano ogni giorno o in ogni seduta di musicoterapia sotto l’effetto di circostanze ambientali e dinamiche.

L’ISO gruppale è intimamente connesso allo schema sociale all’interno del quale l’individuo si evolve. Questo tipo di ISO porta direttamente alla nozione cultura etnica. I gruppi si distinguono essenzialmente attraverso i segni biologici (razza), culturali (lingua), geografici (regioni), ciascuno dei quali conferisce ai singoli membri una auto-identificazione affettiva (identità etnica) e questa non può essere separata dall’identità sonora.

L’ISO universale è un’identità sonora che caratterizza o identifica gli esseri umani indipendentemente dal contesto sociale, culturale, storico e psico-fisiologico. Farebbero parte di questo ISO il battito del cuore, i suoni di inspirazione ed espirazione, nonché la voce della madre al momento della nascita, la ninnananna come il rumore dell’acqua o del vento.

Il principio dell’oggetto intermediario. Un oggetto intermediario è uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul paziente in seno alla relazione, senza dar vita a stati di allarme intensi. Il termine fu coniato da J.G. Rojas Bermudez nello psicodramma. Esso utilizzando le marionette scoprì che era possibile creare una comunicazione con li paziente e permettergli di uscire dal proprio isolamento, entrando in contatto con l’Io ausiliario. Gli strumenti musicali e il suono, o suoni, che emettono possono essere considerati oggetti intermediari. Però mentre dietro alle marionette ci sono paziente e terapeuta, con lo strumento musicale viene a mancare la fonte “umana” del terapeuta. È lo strumento la fonte di emissione del suono. Inoltre, la marionetta può essere solo oggetto di proiezione per il paziente. Lo strumento sonoro esprime immediatamente la propria identità sonora ed è legato soprattutto all’ISO gestaltico poi anche all’ISO complementare e universale.

La musica oltre che strumento potente di comunicazione inconscia, può essere considerata una abilità cognitiva, poiché essa può essere e deve essere rappresentata, per essere ricordata ed eseguita. Per rappresentazione qui si intende sia la rappresentazione grafica sia quella che viene prima, cioè quella mentale. Si tratta di attività apprese quindi possiamo considerarle abilità. Ovviamente le rappresentazioni e i processi mentali non sono osservabili direttamente, per tanto bisogna dedurne l’esistenza sulla base dell’osservazione del modo in cui le persone ascoltano, memorizzano, eseguono, creano e reagiscono alla musica. A tale fine si è rivelato molto utile l’influenza di due discipline: la linguistica (Chomsky) e la musica (Schenker).

 

 

    

  

a cura di Giovanni Conte

(Settembre, 2012)  

 

 

 

Fonte:

  1. Rolando Benenzon, Manuale di musicoterapia, Borla, trad. L. Hubermann e A. Zucconi, Roma 1998
  2. Mark F. Bear, Barry W. Connors, Micheal A. Paradiso, Neuroscienze - esplorando il cervello, Masson, trad. C. Casco, L. Petrosini, M. Olivieri, Usa 2007
  3. Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, trad. E. Schanzer e A. Vitolo, Venarea Reale (TO), 2007
  4. John A. Sloboda, La mente musicale, Mulino, trad. Gabriella Farabegoli, Bologna 1998
  5. Roberto Caterina, Che cosa sono le arti terapie, Carrocci, Roma 2008